lunedì 14 dicembre 2009

Sotto accusa di adulterio

E’ una classica storia, ma non ci si abitua mai, soprattutto per chi la vive sotto la propria pelle… Quel giorno fu l’ultima volta che fui indossata…Non devo destare bei ricordi in chi mi porta. Ma non avevo alibi. Ricordo ero abbinata ad un jeans scuro e invecchiato, ma che sembrava più giovane di me nell’aspetto, stirato, preciso, non risentiva dell’accaduto e comunque non aveva i miei sensi di colpa. Io, ero un groviglio di pieghe che non sapresti dire che o cosa mi avesse trattenuta, ridotta in quello stato… ore di trepidanti attese, di sudori freddi, caldi, di contatti di stoffe, pelle, di odori nuovi, di voci, diverse, aspre, di paure liquide come da bere…forti emozioni, continue…poi l’evento, l’imputazione, io la testimone e la responsabile, la complice dello sguardo altrui, traditrice…assistere alla fine di una storia è la cosa più stressante che ci sia…ma la macchia rossa del rossetto sul colletto è una prova schiacciante, di una classicità che non fa una piega.

(La camicia senz’alibi).

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